Ciao, sono quella Sensazione: il cuore a mille, le mani sudano, il cervello fruga ovunque tranne che nella zona utile… e intanto ti senti osservata. E fai bene, qualcuno che ti osserva c’è davvero.
Benvenuti. Siete ufficialmente sotto esame!
Parliamo dell’esame di maturità, della patente ma anche di quello che ti fa sudare senza commissione, senza penna e senza banchi.
Un colloquio di lavoro? Esame.
Una cena con la famiglia dove la zia ti chiede “quindi cosa pensi di fare?” con la dolcezza di un T-Rex affamato. Esamone.
Una rimpatriata con i compagni del liceo in cui tutti hanno fatto qualcosa di incredibile e tu non riesci a ricordare nemmeno dove hai parcheggiato? Esame devastante.
Quel brivido lì si chiama PANICO.
Il batticuore, il vuoto nello stomaco, quella pressione silenziosa che ci accompagna ogni volta che il mondo ci guarda con il libretto in mano, pronto a metterci il voto.
Ma l’arte sta tutta nel restare in equilibrio quando tutto traballa, e scegliere — con eleganza, ironia e una certa dignità — come atterrare.
La fatica di restare aggrappati, l’ebbrezza della riuscita, il momento in cui – finalmente – ci si lascia andare, sicuri della disfatta totale. Pronte a celebrare la nostra personale Caporetto.
SPOILER: la maggior parte delle volte finisce bene o comunque ce la caviamo. 
E lo facciamo ridendo (per non piangere), con la consapevolezza che, in fondo, la vita è una sessione continua… E con l’idea che, anche se ci sentiamo in bilico… alla fin fine l’atterraggio può spernacchiare la sventura o la nostra, di tanto in tanto, legittima incoscienza.